Ho letto con grande attenzione gli interventi del professor Mariano D’Antonio e dell’assessore regionale Bruno Discepolo sulla rigenerazione urbana. Un dibattito alto e che mette al centro della discussione pubblica una delle grandi questioni aperte sul nostro territorio regionale: la pianificazione urbanistica e territoriale. Le scelte che faremo in questa materia nei prossimi cinque anni segneranno indelebilmente il futuro della Campania, non possiamo sottovalutarle e soprattutto non possiamo decontestualizzarle dal più ampio tema ambientale.
È positivo che le parole d’ordine siano rigenerazione urbana, recupero del patrimonio urbano e riqualificazione. Lo è ancora di più se consideriamo che la legge urbanistica che stava per essere approvata dal Consiglio regionale rischiava di andare in tutt’altra direzione, come ben segnalato da tanti autorevoli professori universitari e, a dire il vero, anche dal sottoscritto. Considero una vittoria politica non mia e dei Democratici e Progressisti con De Luca Presidente, ma di tutto il centrosinistra la scelta di rinviare la discussione e l’approvazione di una normativa così delicata al prossimo mandato. Ci sarà il tempo di ridiscuterne i presupposti alla luce della pandemia, che ha stravolto il mondo che conoscevamo, ma soprattutto ci sarà una presenza più marcatamente di Sinistra in grado di correggere ogni possibile stortura.
Hanno ragione D’Antonio e Discepolo: il Recovery Fund è un’occasione straordinaria. Con le ingenti risorse che arriveranno e che la Regione avrà il dovere di pretendere, evitando “scippi” dell’ultimo momento da parte del Nord, bisogna mettere in campo un piano largo e con un occhio di particolare riguardo alle fragilità. Già, perché è proprio nei luoghi in cui c’era più bisogno che per l’assenza si risorse sufficienti il progetto Sirena non ha funzionato. Penso a quelle aree della città come i Quartieri Spagnoli, La Sanità, Stella e i Decumani, in cui vi è ancora una preesistenza abitativa da tutelare ma che spesso non hanno le risorse per poter contribuire a quegli aspetti del progetto Sirena dedicati all’intervento privato. Gli attuali possibili finanziamenti che arrivano al 110% di contribuzione, a differenza del precedente 35%, come ricorda Discepolo, hanno il limite relativo alle anticipazioni e allo sgravio fiscale. Chi non ha reddito e non ha alcuna fiscalità di riferimento, penso che abbia molte difficoltà a potervi aderire. Tema che andrà osservato, pena un ulteriore fuga dai centri storici a vantaggio di discutibili economie.
E allora proviamo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a immaginare una nuova forma di programmazione che affianchi all’intervento pubblico che andiamo predicando ormai da anni al consolidamento dell’edilizia privata nei centri storici. Uno dei nostri obiettivi deve essere quello di consentire anche a chi non ha le risorse di poter aderire e di poter abitare in edifici più sicuri dal punto di vista sismico e più ecocompatibili da un punto di vista energetico. I bellissimi vicoli raccontati da canzoni, dipinti, film e spettacoli teatrali della tradizione napoletana non possono essere solo un quadretto da sfruttare per ricordare la poesia e la veracità napoletana. Essi vanno tutelati e valorizzati. Ecco, potremmo dirla così: una parte importante delle risorse del Recovery Fund dovrà arrivare proprio in quei vicoli in cui a volte anche il sole arriva a stento.