A Napoli si vive otto anni in meno che nel resto d’Europa. Otto anni, praticamente un decimo in meno rispetto ad un’aspettativa di vita media. Una notizia gravissima e terrificante, che però sembra essere passata sotto silenzio nel dibattito pubblico di questi giorni: meglio parlare di alleanze post elettorali, di Sanremo e di come incolpare di ogni male i migranti. E pensare che a divulgare questo dato non è stato un pericoloso estremista o un “gufo” disfattista, ma il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità!

In un Paese normale le condizioni pietose in cui versano i sistemi sanitari locali del Mezzogiorno sarebbero l’argomento centrale della campagna elettorale; lo dico da politico e candidato, ma sopratutto da Dirigente sanitario. Invece tutti sembrano voler tacere sul sovraffollamento negli ospedali, sulla mancanza di personale, sulla chiusura di importanti presidi medici, sulla migrazione dei malati verso il Nord e sulle troppe persone costrette a rinunciare a curarsi. Anni di tagli lineari hanno portato la Campania ad essere la Regione in cui per la sanità si spende meno e in cui la popolazione versa nelle peggiori condizioni sanitarie; attualmente anche solo nascere in un quartiere piuttosto che in un altro, al Vomero piuttosto che a Piscinola, rischia di fare la differenza, e ciò è inaccettabile.
Liberi e Uguali ha idee chiarissime sul tema. C’è bisogno di un’immediata inversione di tendenza, a partire dall’abolizione del superticket che si è rivelato uno strumento dannoso ed inutile. Nella prossima legislatura il Parlamento ed il Governo dovranno non più limitarsi a premiare le Regioni virtuose abbandonando a se stesse quelle in difficoltà, ma impegnarsi invece ad aiutare in maniera ragionata ma netta le Regioni in difficoltà. La priorità dei prossimi mesi deve essere quella di garantire a tutte e a tutti il fondamentale diritto alla salute, oggi a troppi negato.